miércoles, 23 de junio de 2010

Saramago "populista extremista de ideología antirreligiosa

No creo en Dios y no me hace ninguna falta. Por lo menos estoy a salvo de ser intolerante. Los ateos somos las personas más tolerantes del mundo. Un creyente fácilmente pasa a la intolerancia. En ningún momento de la historia, en ningún lugar del planeta, las religiones han servido para que los seres humanos se acerquen unos a los otros. Por el contrario, sólo han servido para separar, para quemar, para torturar. No creo en Dios, no lo necesito y además soy buena persona. - J. Saramago


Tras la muerte de José Saramago, el diario oficial del Vaticano, L' Osservatore Romano a publicado un artículo que ha sido tomado (por lo menos a decir de muchos medios de comunicación) como un ataque alevoso en contra del escritor, un aguijon clavado en su cadaver yacente, un insulto infame.

Saramago se distinguió como uno de los intelectuales mas lucidos que han condenado los abusos cometidos en nombre de la religión. Tómese de quien viene, el artículo publicado por el diario del vaticano, en el que hace una breve y peculiar reseña de su obra, me parece una excelente carta de recomendación para que generaciones futuras se acerquen a leer el legado de Saramago con emoción.

A mi, que soy ateo y madrugo y que siempre una buena taza de café me ayuda, me queda claro que la postura de Saramago, no es una postura en contra de Dios, ni siquiera en contra de la creencia de Dios, sino en contra de la religión y de las instituciones religiosas. No se puede atacar u ofender algo en lo que no se cree.

Me declaro incompetente para traducir el artículo, pero con ayuda de un diccionario no es difícil leerlo.



L'onnipotenza (presunta) del narratore

È morto José Saramago

di Claudio Toscani


De lo que la muerte nunca podrá ser acusada es de haber olvidado en el mundo por tiempo indefinido a algún viejo, solo para que envejezca cada vez mas, sin ningún merito ni razón visibles.



"Quello di cui la morte non potrà mai essere accusata è di aver dimenticato a tempo indeterminato nel mondo qualche vecchio, solo per invecchiare sempre di più, senza alcun merito o altro motivo visibile".


Sia pure scomparso alla rispettabile età di 87 anni, di José Saramago non si potrà dire che il  estino l'abbia tenuto in vita a tutti i costi, vedi la frase succitata, tolta dal romanzo Tutti i nomi, uscito in quel 1998 che lo vide provocatorio Nobel della letteratura.

"Saramago", cognome aggiunto all'anagrafico José Sousa, era nato nel 1922 ad Azinhaga in Portogallo, da una famiglia di contadini e braccianti. Trasferitosi a Lisbona nel 1924, qui aveva compiuto i suoi studi fino al diploma di tecnico meccanico. Non particolarmente complessa né movimentata, la sua vita veniva registrando vari lavori, tra cui l'editoria; un matrimonio nel 1944; un primo romanzo nel 1947 (Terra di peccato, che disconoscerà in sede di bibliografia ufficiale); l'iscrizione al Partito comunista nel 1969 e una militanza politica clandestina sino al 1974, quando la cosiddetta "rivoluzione dei garofani" (contro la dittatura di Caetano), ristabilisce le libertà democratiche.

Cinquantacinque anni compiva Saramago al suo vero primo romanzo, Manuale di pittura e di calligrafia (1977), ma nel resto della sua vita recupererà il tempo andato imponendosi in decine e decine di opere che coerentemente convergono attorno a pochi cespiti conduttori: la Storia maiuscola in filigrana a quella del popolo; una struttura autoritaria totalmente sottomessa all'autore, più che alla voce narrante, non solo onnisciente ma anche onnipresente; una tecnica dialogica in tutto debitrice all'oralità; un intento inventivo che non si cura di celare con la fantasia l'impronta ideologica d'eterno marxista; un tono da inevitabile apocalisse il cui perturbante presagio intende celebrare il fallimento di un Creatore e della sua creazione. E, infine, una strategica modalità, tematica ed espressiva a un tempo, impegnata a rendere quel che lui stesso ha definito la "profondità della superficie": qualcosa che allude sia a quel poco che conosciamo del tanto che rivendichiamo alla ragione, ma anche quel tanto che strappiamo alla realtà di quel poco che la ragione ci permette.  
Chiamando a raccolta non molti ma primari maestri (da Kafka a Borges, da Eça de Queiros a Pessoa, da Antonio Vieira a Machado), Saramago diede da subito l'elenco degli artefici della sua formazione, collocandoli senza soluzione di continuità lungo un'onda di piena al cui estuario poneva la novecentesca inquietudine della letteratura, della storia, dell'arte, della politica e della religione, oltrestesso. 
E per quel che riguardava la religione, uncinata com'è stata sempre la sua mente da una destabilizzante banalizzazione del sacro e da un materialismo libertario che quanto più avanzava negli anni tanto più si radicalizzava, Saramago non si fece mai mancare il sostegno di uno sconfortante semplicismo teologico: se Dio è all'origine di tutto, Lui è la causa di ogni effetto e l'effetto di ogni causa.
Un populista estremistico come lui, che si era fatto carico del perché del male nel mondo, avrebbe dovuto anzitutto investire del problema tutte le storte strutture umane, da storico politiche a socio-economiche, invece di saltare al per altro aborrito piano metafisico e incolpare, fin troppo comodamente e a parte ogni altra considerazione, un Dio in cui non aveva mai creduto, per via della Sua onnipotenza, della Sua onniscienza, della Sua onniveggenza. Prerogative, per così dire, che ben avrebbero potuto nascondere un mistero, oltre che la divina infinità delle risposte per l'umana totalità delle domande. Ma non per lui.  
Giunto tardi al romanzo, si era rifatto, come s'è detto, con una serie di narrazioni. Dal 1980 in poi, nella bibliografia dell'opera di Saramago, si transita da Memoriale del Convento a L'anno della morte di Ricardo Reis (1984), che torna alla storia del Portogallo nel 1936; da La zattera di pietra (1986), avventura ecologica e demoniaca che immagina la deriva della Spagna dell'oceano tra magico quotidiano, metafora politica e nuove soluzioni atlantiche, a Storia dell'assedio di Lisbona (1989), libro in cui un revisore editoriale, inserendo una particella negativa (un "non") in un saggio storico, dà a Saramago il destro per giocare a falsificare l'evento, più per gioco che per convinta ideologia. 
È il 1991 quando, inaugurando ciò che la critica ha chiamato il suo secondo tempo, lo scrittore pubblica Vangelo secondo Gesù, sfida alla memorie del cristianesimo di cui non si sa cosa salvare se, tra l'altro, Cristo è figlio di un Padre che imperturbato lo manda al sacrificio; che sembra intendersela con Satana più che con gli uomini; che sovrintende l'universo con potestà senza misericordia. E Cristo non sa nulla di Sé se non a un passo dalla croce; e Maria Gli è stata madre occasionale; e Lazzaro è lasciato nella tomba per non destinarlo a morte suppletiva. 
Irriverenza a parte, la sterilità logica, prima che teologica, di tali assunti narrativi, non produce la perseguita decostruzione ontologica, ma si ritorce in una faziosità dialettica di tale evidenza da vietargli ogni credibile scopo.

Il secondo tempo di Saramago si diversifica poi con Cecità (1995), affresco apocalittico che denuncia la notte dell'etica in cui siamo sprofondati. Poi in campo esistenziale, sia con Tutti i nomi (1997), altra apocalisse dal pessimismo assoluto sospesa su una indifferenziata comunità di morti e di vivi, sia con Il racconto dell'isola sconosciuta (1998), parabola sull'uguaglianza dell'uomo tra gli uomini. In campo intellettuale, prima con La caverna (2000), che tra Kafka, Huxley e Orwell, dispiega un allarme meno disperato del solito e addirittura aperto alla speranza; poi, con L'uomo duplicato (2003), dove colui che si scopre identico a una comparsa televisiva finisce per smarrirsi in un garbuglio fattuale, psichico e spirituale.

Avvicinandosi alla fine, Saramago ci ha lasciato un "testamentario" Saggio sulla lucidità (del 2004), critica al funzionamento, se non alla funzionalità, delle odierne democrazie, contro le quali l'autore auspica una schiacciante maggioranza di "schede bianche", la più invisa espressione di volontà politica per un potere che solo così dovrebbe deflagrare. Poi, un "giocoso" Don Giovanni o il dissoluto assolto (del 2005), ossia il ritratto di un onore sociale offeso, giacché al grande amatore non riesce, nel testo, ciò per cui è da sempre famoso.  
Fertile, comunque, la discesa creativa degli anni appena precedenti la scomparsa: dall'itinerante carovana di Il viaggio dell'elefante (2009), pittoresco, umoristico e "peripatetico", all'inaccettabile Caino (2010), romanzo-saggio sull'ingiustizia di Dio, parodiante antilettura biblica, per non dire di altri titoli che andrebbero segnalati, a onor del vero, ma quasi sempre per polemica o pretesto.  
Saramago è stato dunque un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all'ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo. Lucidamente autocollocatosi dalla parte della zizzania nell'evangelico campo di grano, si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell'inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle "purghe", dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi.  
«L'Osservatore Romano» del 20 giugno 2010

jueves, 8 de abril de 2010

la fuente

"Atravesó el jardín, se detuvo un momento para mirar la estatua de la mujer con el cántaro vacío, Me dejaron aquí, parecía decir ella, y hoy no sirvo nada más que para contemplar estas aguas muertas, hubo una época, cuando la piedra de que estoy hecha aún era blanca, en que un manantial fluía día y noche de este cántaro, nunca me dijeron de dónde procedía tanta agua, yo sólo estaba aquí para inclinar el cántaro, ahora ni una gota escurre de él, y tampoco nadie ha venido a decirme por qué se acabó. El murmuró, Es como la vida, hija mía, comienza no se sabe para qué, termina no se sabe por qué. Se mojó las puntas de los dedos de la mano derecha y se los llevó  a la boca. No pensó que el gesto pudiera tener ningún significado, sin embargo, alguien que estuviera en el otro lado observando lo que hacía podría jurar que había besado aquella agua que ni limpia estaba, verde de limosidades, con cieno en el fondo del estanque, impura como la vida."

De Ensallo sobre la lucidez, de José Saramago.
La foto de aquí.

Salu!

miércoles, 17 de febrero de 2010

Bomarzo


Los Miserables ha sido mi novela favorita por muchos años, con todo y que en este tiempo he leído muchas novelas y autores entrañables. Ahora estoy leyendo la novela que creo pondrá a Los Miserables en segundo lugar de mi lista. Y eso me hace disfrutar mucho su lectura, se llama Bomarzo, el autor es Manuel Mujica Lainez y es argentino.


Bomarzo es una historia sobre un hombre aparentemente inmortal (aparentemente porque aun no la termino), pero basada en un personaje histórico de la nobleza italiana. En la novela el conde de Bomarzo es jorobado, está narrado en primera persona y hasta ahorita todo ha transcurrido en el siglo XVI, pero el narrador sutilmente presume conocer la historia de los siglos posteriores hasta nuestro tiempo. Lo que mas disfruto es el caudal de referencias culturales e históricas, su forma de construir un relato en que interactua con artistas del renacimiento me parece deliciosa, y mas aun, cuando son artistas cuya obra me ha aportado muchos instantes de placer contemplativo. 

Por otra parte, con toda la arbitrariedad que mi gusto personal pueda aportar a este juicio, le encuentro una prosa con fragmentos que me parecen extraordinariamente bellos.

Leo sin prisa, disfrutando cada pagina y releyendo cuando se me antoja. Ya les contaré :)

Salu!

P.D. Liliana, Gracias por el regalazo!

viernes, 1 de enero de 2010

Muchos rayos comiscos, mis mejores deseos!!! (reload)

2009 fue un año intenso, tanto en el ámbito de las desgracias como el de las fortunas. Pero solo quiero mencionar dos eventos científicos que en lo personal me dejan lleno de expectativas: el LHC acelero haces de partículas a energías record para la humanidad, sus detectores funcionaron y concluyo con éxito la primera etapa de su funcionamiento: todo esta listo para que a principios del próximo año genere resultados científicos esperados por décadas y quizá algún descubrimiento importante. El segundo evento es en relación con la existencia de la materia obscura. La colaboración CDMS nos dio la noticia a mediados de diciembre de la detección de dos eventos que muestran evidencia de la existencia de partículas de mucha masa muy débilmente interactuantes que podrían ser la primera evidencia directa de las estructuras elementales que componen la materia obscura: la primera evidencia de estar encontrando una parte del 95% de la materia del universo que se nos perdió hace mas de 70 años. De confirmarse este descubrimiento, se le estaría arrebatando a la materia obscura el escalofriante carácter especulativo que a tenido durante todo este tiempo (Para mis amigos no-físicos: la materia de que esta hecha el universo visible constituye solo el 5% de la materia del universo. El otro resto es aparentemente indetectable pero su presencia se infiere a partir de efectos gravitatorios.)

Entonces:

Que este 2010 nos traiga muchos Rayos Cósmicos Ultra Energéticos.

Que se detecte el Higgs, las ondas gravitacionales y al menos una partícula supersimetrica.

Que entendamos mejor la física de los neutrinos, el plasma de quarks y gluones, la naturaleza de la radiación cósmica.

Que la colaboración CDMS pueda ampliar el volumen de sus detectores y confirmar sus descubrimientos.

Que todo el conocimiento que se genere en esta y otras áreas nos ayude a ser mejores personas y a entender como combatir los grandes problemas de la humanidad.

Que el sida, el cáncer y el cambio climático no nos sigan ganando la carrera y que nos queden fuerzas para sobreponernos a todas las crisis económicas, a la corrupción, a la impunidad, a las pandemias y cualquier otra calamidad que se nos venga encima...


En fin, mis mejores deseos para todos ustedes!

Muchas felicidades!!!!